“Minimalismo Mediterraneo”

“La viva idea architettonica si esprime armoniosamente nella sua assoluta semplicità, libera da artificiose sovrastrutture e da decorazioni di cattivo gusto. E’ una semplicità che, nell’afoso paesaggio, reca sollievo all’animo, parla una lingua chiara e comprensibile per chiunque…”

(Benedetto Gravagnuolo “Il mito mediterraneo nell’architettura contemporanea” Electa Napoli 1994)

La “casa di vetro” è oggetto simbolico, oggetto minimale, semplice ed essenziale. E’ unione di segni minimalisti e segni mediterranei, tra trasparenze ed opacità.

Un’architettura che ha perso la sua pesantezza di pietra e si è fatta leggera, luminosa e silenziosa di vetro.

Questa è la figura archetipale di riferimento del nuovo percorso che Archema Studio ha intrapreso negli ultimi anni e a cui ha dato il nome di “Minimalismo Mediterraneo”.

Il “MM” è una teoria che propone una fusione tra elementi di una semplificazione semantica moderna con elementi di una elementarità dei segni della tradizione costruttiva mediterranea.

Un percorso di ricerca, dunque, che vede lo studio impegnato, come sempre, nella riflessione sul “senso dell’abitare” e sulla “cultura del progetto”.

Il lavoro di Archema Studio si può così sintetizzare in una “continua e paziente ricerca” “… pietra per pietra…” come direbbe il Marco Polo calviniano.

Con la consapevolezza che solo il “progetto come processo complesso” può portare alla definizione di semplici configurazioni, capaci di veicolare, accanto al dato funzionale, significati e valenze simboliche.

Con l’attribuzione di valore al “frammento”, al piccolo gesto, alla “normalità” del quotidiano, al segno elementare e semplice, al meno invece che al più.

Con la volontà di esprimere la nostra territorialità attraverso i segni di quella “cultura mediterranea” alla quale apparteniamo: un grande “luogo di scambio” tra culture diverse che dialogano tra identità e differenze.

Con l’identificare come necessaria la riscoperta, di “valori artigianali”, capaci, con semplicità, di recuperare capacità manuali, di esercitarsi in un laboratorio continuo che stimoli le piccole imprese a confluire in un “nuovo artigianato” per diffondere una nuova cultura.

Con la necessità di coniugare “rinnovamento ed innovazione” per trasformare e rispettare l’ambiente, a partire dalla memoria e dalla storia del luogo.